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Quelle voci poco fa: l’ingegneria informatica per contrastare l’eclisse delle memorie sonore

Sergio Canazza del Centro di Sonologia Computazionale illustra anche con alcuni ascolti la complessa procedura di digitalizzazione necessaria a contrastare la scomparsa del patrimonio sonoro. Vi è mai capitato di avere un supporto sonoro (un disco a 78rpm, un 45rpm di carta, una cartolina "parlante", un vecchio floppy disk, uno "strano" Compact Disc, ...), in cui dovrebbe esserci registrato musica o voce (magari un caro ricordo), e non riuscire a riprodurlo? Per mancanza di attrezzatura adatta (grammofono, lettore di floppy, riproduttore di dischi digitali) o perché il supporto era talmente deteriorato da non poterlo più "leggere"? Le informazioni acustiche, anche a causa della grande varietà delle tecnologie impiegate e nonostante il loro continuo perfezionamento, a differenza di quelle grafiche hanno dimostrato di essere estremamente labili, soggette sia a degradazione, sia a possibilità di perdita irreparabile in tempi relativamente brevi. Conservare i supporti originali e, contemporaneamente, l’equipaggiamento necessario alla loro riproduzione è senza speranza: la comunità archivistica internazionale ha introdotto in questo senso lo slogan "difendere il contenuto, non il supporto". La conservazione diventa attiva, accogliendo l’idea che è necessario digitalizzare le informazioni acustiche. Procedura complessa, che deve essere svolta da gruppi di ricerca interdisciplinari, avvalendosi di strumenti sviluppati nel campo dell’ingegneria informatica. Dopo aver illustrato le problematiche che tipicamente affliggono i documenti sonori, verranno mostrati e fatti ascoltare alcuni interventi di restauro su importanti supporti sonori e quindi spiegate le procedure necessarie per diminuire i rischi di degrado e scomparsa del patrimonio sonoro.