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Per una medicina sostenibile. Possibile alleanza fra approcci “tradizionali” e approccio scientifico?

Sin dal 2002 l’OMS ha varato una Traditional Medicine Strategy per la valorizzazione delle medicine tradizionali nel mondo tramite verifica scientifica della validità delle loro pratiche: il focus è senz’altro sulla medicina indiana, ben nota come Ayurveda, e sulla medicina tradizionale cinese, che vantano una storia millenaria, ma l’attenzione è rivolta anche alle medicine “popolari” praticate in Sud America, in Africa e in altri paesi non industrializzati, basate su fitoterapia e manipolazioni corporee, ma anche su approcci generalmente etichettabili, secondo una definizione moderna, come mindfulness. Risultato di una millenaria sperimentazione e verifica empirica, tali medicine tradizionali – da non intendere, nella concezione dell’OMS, come medicine “alternative” - non possono essere liquidate dalla medicina scientifica tradizionale come “semplice” superstizione: fermo restando che per la maggior parte di patologie particolarmente gravi la medicina scientifica di stampo occidentale resta insuperabile, valorizzare anche certe pratiche “tradizionali” non può che portare a un reale miglioramento della salute delle popolazioni di quei paesi, dove, per ragioni economiche o culturali, non sia possibile importare l’approccio medico scientifico di stampo occidentale. *** Fabio Zampieri è professore associato di Storia della medicina all'Università di Padova. La sua attività di ricerca riguarda la storia delle scienze mediche dall’antichità all’epoca contemporanea, con particolare attenzione ai secoli XV-XX e alla scuola medica patavina. Si occupa inoltre di medicina evoluzionistica, cioè dei contributi della teoria dell’evoluzione allo studio e al trattamento delle malattie umane e ai problemi della salute pubblica, dall’epoca di Charles Darwin fino al dibattito attuale.