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Volume 14/2020 NUOVA SERIE
Museologia Scientifica
Anno: 2020
Volume: 14
Riassunto
Nella presente nota vengono brevemente illustrati la storia, l’attuale assetto e le prospettive di sviluppo future di uno dei musei geopaleontologici più importanti presenti nella regione Sardegna. Il Museo dei Palaeoambienti Sulcitani “E.A. Martel” nasce dall’esigenza di espandere e potenziare l’originale Museo Civico di Paleontologia e Speleologia “E.A. Martel”, nato negli anni ’70 grazie al fondamentale contributo dei membri del Gruppo Speleologico “E.A. Martel” di Carbonia, di docenti e ricercatori dell’Università di Cagliari e di privati cittadini. In tempi recenti i nuovi spazi espositivi messi a disposizione dal Comune nell’area della Grande Miniera di Serbariu hanno permesso un miglioramento qualitativo dell’esposizione e del percorso museale, e la nascita e lo sviluppo di nuove attività didattiche che hanno portato a un incremento sostanziale del numero di visitatori.
Parole chiave
paleontologia, geologia, geoturismo, Sardegna.
The Museo dei Palaeoambienti Sulcitani “E.A. Martel” of Carbonia (Sardinia)
Abstract
In this note, we illustrate the history, the current state and the future development prospects of one of the most important geo-paleontological museums of Sardinia. The Museo PAS - Martel, or Museum of Sulcitanian Palaeoenvironments, was created to expand and upgrade the original municipal Museum of Palaeontology and Speleology “E.A. Martel”, born in the 70s from contributions of the Gruppo Speleologico “E.A. Martel” of Carbonia, professors and researchers of the University of Cagliari and private citizens. In recent times, the new exhibition spaces made available by the Municipality in the Grande Miniera di Serbariu area, allowed a qualitative improvement of the museum itinerary, a development of new educational activities and a substantial increase in the number of visitors.
Keywords
palaeontology, geology, geotourism, Sardinia.
p. 7 / Volume 14/2020 NUOVA SERIE
Riassunto
Il Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze conserva uno straordinario patrimonio di 591 maschere facciali in gesso realizzate da alcuni viaggiatori scientifici e antropologi nel corso dei loro viaggi in terre lontane con l’intento di rappresentare e studiare la diversità umana nei diversi continenti. Queste collezioni sono legate ai nomi di Otto Finsch, Enrico Giglioli, Elio Modigliani, Nello Puccioni e Lidio Cipriani e raccontano un ampio arco temporale e momenti diversi dello scenario scientifico e museale fiorentino.
Parole chiave
variabilità umana, calchi antropologici, rappresentazione tridimensionale, museologia, decolonizzazione.
The plaster face masks in the Museum of Anthropology and Ethnology
Abstract
The Museum of Anthropology and Ethnology in Florence preserves an extraordinary heritage of 591 plaster face masks made by various scientific explorers and anthropologists during their travels to distant lands with the aim of representing and studying human diversity in the different continents. These collections are linked to the names of Otto Finsch, Enrico Giglioli, Elio Modigliani, Nello Puccioni and Lidio Cipriani. They come from a temporal arc illustrating different historical moments and
scientific milieus in Florence.
Keywords
human variability, anthropological casts, three-dimensional representation, museology, decolonization.
p. 12 / Volume 14/2020 NUOVA SERIE
Riassunto
Il giacimento fossilifero di ex Cava a Filo è conosciuto fino dagli anni ’50 del secolo scorso, quando i lavori
di avanzamento di una cava di gesso hanno messo in luce una cavità riempita da argilla e massi crollati. Negli
anni ’60 furono pubblicati i primi lavori scientifici da parte di Giancarlo Pasini dell’Istituto di Geologia e
Paleontologia di Bologna, affiliato al GSB – Gruppo Speleologico Bolognese. Nel 2006 sono state riprese
nuove campagne di indagini, tuttora in corso, promosse dal Museo della Preistoria “L. Donini”, che hanno
portato alla raccolta di una grande quantità di nuovi dati, pubblicati recentemente (Palumbo et al., 2018;
Paronuzzi et al., 2018a, 2018b).
Questo giacimento riveste una grande importanza scientifica per la quantità e la qualità dei resti di Bison
priscus restituiti. Risulta essere inoltre un giacimento di riferimento per la ricostruzione stratigrafica e paleoambientale
del Pleistocene Superiore italiano. I resti di bisonte sono stati rinvenuti in unità stratigrafiche
riferibili a un intervallo cronologico compreso tra 24.500 e 17.500 anni fa.
Nelle indagini del 2018 sono stati rinvenuti molti resti, tra i quali un cranio e una scapola di questo animale
particolarmente integri e di grandi dimensioni.
La grande quantità di reperti osteologici recuperati da questo giacimento ha permesso la realizzazione
dell’assemblaggio di uno scheletro completo in connessione anatomica di bisonte delle steppe, presso il Museo
della Preistoria “Luigi Donini”.
Parole chiave
Bison priscus, Ultimo Massimo Glaciale, restauro, esposizione.
The steppe bison of ex Cava a Filo (San Lazzaro di Savena, Bologna)
Abstract
The fossil deposit of the former Cava a Filo has been known since the 50s of the last century, when the works for the advancement of a gypsum quarry revealed a cavity filled with clay and collapsed boulders. In the 1960s the first scientific works were published by Giancarlo Pasini of the Institute of Geology and Paleontology of Bologna, affiliated with the GSB – Gruppo Speleologico Bolognese. In 2006 new campaigns of investigations were resumed, still in progress, promoted by the Museum of Prehistory “Luigi Donini”, which led to the collection of a large amount of new data, recently published (Paronuzzi et al., 2018a, 2018b; Palumbo et al., 2018).
This field has great scientific importance for the quantity and quality of the remains of Bison priscus returned. It is also a reference field for the stratigraphic and paleoenvironmental reconstruction of the Italian Upper Pleistocene. The remains of bison have been found in stratigraphic units referable to a chronological interval between 24500 and 17500 years ago. In the investigations of 2018 many remains have been found, among which a skull and a scapula of this animal particularly intact and large.
The large quantity of osteological findings recovered from this field has allowed the realization of the assembly of a complete skeleton in anatomical connection of “steppe bison”, at the Museo della Preistoria “Luigi Donini”.
Keywords
Bison priscus, Last Glacial Maximum, restoration, exposure.
p. 29 / Volume 14/2020 NUOVA SERIE
Riassunto
New data about biogeography, ecology, morphology and biometry of Talpa caeca, T. europaea and T. romana in central Italy are reported based on the analysis of 64 specimens of the three Italian species preserved in mammal collection “Angela Gaggi-Andrea Maria Paci”. This collection began in 1985 in northern Umbria accumulating during the years a corpus of +3.100 specimens belonging to 53 European mammal species (mostly small mammals), contributing to provide in the proposed study case further information on the genus Talpa.
Parole chiave
Talpa spp., museology, biogeography, ecology, morphological and biometrical data.
Considerazioni sul genere Talpa (Mammalia, Soricomorpha, Talpidae) nell’Italia centrale attraverso lo studio di esemplari della collezione di mammiferi Gaggi-Paci (Città di Castello, PG)
Abstract
Si riportano conferme o nuovi elementi riguardo alla biogeografia, ecologia, morfologia e biometria di Talpa caeca, T. europaea e T. romana in Italia centrale, attraverso i risultati di analisi effettuate su 64 reperti relativi alle tre specie italiane, conservati nella collezione teriologica “Angela Gaggi-Andrea Maria Paci”. Questa raccolta, nata in Umbria settentrionale nel 1985, ha accumulato negli anni un corpus di oltre 3100 reperti appartenenti a 53 specie di mammiferi europei (soprattutto piccoli mammiferi) contribuendo a fornire, nel caso di studio proposto, ulteriori informazioni sul genere Talpa.
Keywords
Talpa spp., museologia, biogeografia, ecologia, morfologia, biometria.
p. 38 / Volume 14/2020 NUOVA SERIE
Riassunto
This paper focused on the historical-scientific study of the diamond specimens preserved at the Mineralogical and Lithological Section of the Natural History Museum of the University of Firenze, analyzing the theoretical trajectories that the specimens have traced since their entry into the museum, along with the relationships with the people who have recovered and studied them in the past. The study therefore “unpacked” this diamond collection, considering the specimens included in it as material, scientific and social representations. This approach is made possible through the analysis of the role attributed to the diamond samples by the Florentine Natural History Museum over the centuries, along with the investigation of their function in contemporary scientific speculation, thanks to the study of the connections they continue to have with curators, scholars and visitors.
Parole chiave
diamond, geoheritage, Liebmann collection, gemology, University of Firenze.
I diamanti sono i migliori amici di un museo. Studio storico-scientifico della collezione di diamanti conservata presso il Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze
Abstract
Questo lavoro si concentra sullo studio storico-scientifico dei campioni di diamante conservati presso la Sezione di Mineralogia e Litologia del Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze, analizzando i percorsi teoretici che gli esemplari hanno compiuto a partire dal loro ingresso nel Museo, assieme alle relazioni che gli stessi hanno intessuto con le persone che ne hanno fatto oggetto di musealizzazione e studio nel passato. Il lavoro ha quindi “spacchettato” la summenzionata collezione di diamanti, considerandone i campioni come rappresentazioni materiali, scientifiche e sociali. Il perseguimento di questa metodologia interdisciplinare è stato reso possibile sia grazie all’analisi del ruolo attribuito ai singoli campioni di diamante dal Museo di Storia Naturale nel corso dei secoli, sia attraverso l’esame del posto occupato da questi esemplari storici nella speculazione scientifica contemporanea, in virtù dei legami che continuano a instaurare con curatori, studiosi e visitatori.
Keywords
diamante, patrimonio geologico, collezione Liebmann, gemmologia, Università di Firenze.
p. 50 / Volume 14/2020 NUOVA SERIE
Riassunto
Natural History Museums are places of scientific dissemination and informal education, and have a fundamental role in scientific research and in preserving the historical heritage of a territory and its biodiversity. The island of Sicily, thanks to its geographic position as an inter-continental bridge in the Mediterranean, presents a notable ornithological diversity, with both sedentary species and species that migrate between Africa and Europe. For this reason, and thanks to a strong hunting tradition, Sicilian collections also depict the avifaunal assemblage historically present in the region, particularly for birds of prey, the group we focus on because of its particular ecological characteristics and cultural interests. However, the partnership among museum institutions, generally and in Italy, is complex and fragmented, and thus a census of Sicilian raptors collections had not been attempted yet. This study presents data from 16 public museum institutions, reporting the presence in their collections more than 1800 specimens belonging to 64 species. This census presents a detailed estimate of the Sicilian museum patrimony regarding this charismatic group, which may constitute a starting point for future studies and contribute to the visibility, promotion and interconnection of the institutions involved.
Parole chiave
inventory, birds, raptors collections, Sicily, Italy.
Il primo inventario dei rapaci nelle collezioni dei musei siciliani (Italia)
Abstract
I musei di storia naturale sono luoghi di educazione scientifica con un ruolo chiave per la ricerca e la conservazione del patrimonio storico e della biodiversità del territorio. La Sicilia, grazie alla sua posizione nel Mediterraneo, presenta una grande diversità ornitologica, con specie sia sedentarie che migranti. Per questo e grazie anche alla forte tradizione venatoria, le collezioni siciliane rappresentano in modo significativo l’avifauna e in particolare i rapaci. La partnership tra istituzioni museali è però complessa e frammentata, e mancava ancora un censimento delle collezioni siciliane di rapaci. Questo studio, che raccoglie dati da 16 istituzioni museali pubbliche segnalando la presenza nelle collezioni di oltre 1800 esemplari di 64 specie, offre una stima dettagliata del patrimonio museale siciliano relativamente a questo gruppo e può costituire un punto di partenza per studi futuri, contribuendo a visibilità, promozione e interconnessione delle istituzioni coinvolte.
Keywords
censimento, uccelli, collezioni di rapaci, Sicilia, Italia.
p. 67 / Volume 14/2020 NUOVA SERIE