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Ottobre 2017 - N. 17
Memorie
Anno: 2017
Volume: 17
Riassunto
“Cose di scienza”, oggetti del patrimonio scientifico materiale, raccolte e collezioni che formano il core business attorno al quale gravita tutto ciò che un museo scientifico offre ai suoi pubblici. Quanta poca attenzione alle cose di scienza dedica l’intellighenzia del nostro Paese e quanti significati fondamentali invece queste cose racchiudono in sé. Il contenuto informativo nascosto in un fossile, in una zanzara, in una pietra, in uno strumento scientifico è talmente grande che a raccontarlo non basterebbe un intero museo o una enciclopedia. Noi, gli specialisti delle cose di scienza, siamo appena in grado di metterne in evidenza alcuni, pochi in verità, e sempre collegati alle nostre specializzazioni. Ancora non siamo riusciti, però, a far capire a chi sta fuori del museo che conoscere nei dettagli e comprendere, almeno in parte, l’informazione contenuta in questi oggetti ammassati nei nostri musei è invece cruciale per far evolvere la nostra civiltà, il nostro benessere e la nostra stessa sopravvivenza.
Things of science, Big Data and unification of the European natural history collections
Abstract
“Things of science”, objects of the material scientific heritage, collections that form the core business underlying all that a scientific museum offers to its public. So little attention is paid to the things of science by the intellighenzia of Italy, yet so many fundamental meanings are encompassed in these things. The informational content concealed in a fossil, in a mosquito, in a stone, in a scientific instrument is so great that an entire museum or an encyclopaedia would not be sufficient to recount it all. We, the specialists of things of science, are merely able to highlight some (in truth few) of them and always those related to our specialized fields. However, we have not managed to make it clear to those outside the museum that a detailed knowledge and at least partial understanding of the information contained in the objects amassed in our museums is crucial to the evolution of our civilization, our well-being and our survival.
p. 3 / Ottobre 2017 - N. 17
Riassunto
Questo volume raccoglie gli Atti del XXV Congresso ANMS dal titolo “Cose di scienza. Le collezioni museali: tutela, ricerca ed educazione”, che si è svolto a Torino nei giorni 11-13 novembre 2015. A undici anni di distanza dal XIV Congresso ANMS sul tema “Il patrimonio della scienza: le collezioni di interesse storico”, Torino si è riproposta come sede per parlare dell’argomento sempre attuale delle collezioni scientifiche dei nostri musei.
Abstract
This volume collects the Acts of the XXV ANMS Congress entitled “Things of Science. Museum Collections: Protection, Research and Education”, held in Turin on 11-13 November 2015. Eleven years after the XIV ANMS Congress on the topic “The Patrimony of Science: Collections of Historical Interest”, Turin was once again the place to talk about the ever topical subject of the scientific collections of our museums.
p. 6 / Ottobre 2017 - N. 17
Riassunto
Nel mondo dei musei scientifici, in special modo di storia naturale, ma non di rado anche nel mondo dei musei etnografici soprattutto di cultura popolare, siamo oggi in presenza di due forme espositive che ritengo abbiano un’influenza importante sia sul ruolo che queste istituzioni sono chiamate a svolgere nella società, sia sulla loro stessa natura: la prima di queste forme espositive mette l’oggetto al centro delle esposizioni e rinvigorisce il rapporto fra le collezioni e il pubblico, la seconda prescinde dalle collezioni e produce esposizioni didattico-ludiche. Queste due forme espositive rappresentano solo la parte più evidente di due concezioni profondamente diverse della natura, del significato sociale, del ruolo scientifico e della funzione educativa del museo, e sono strettamente legate l’una all’accettazione, l’altra alla negazione dell’idea che la collezione sia parte fondante del museo. Mentre la prima è la concezione che potremmo definire tradizionale, la seconda è un’idea che si è sviluppata da poco tempo e viene considerata dai suoi sostenitori progressista. Tanto per anticipare ciò che penso ritengo che quest’ultima forma museale sia funzionale solo all’educazione di masse popolari con basso grado di istruzione.
Parole chiave
esposizione, collezioni scientifiche, educazione.
Museum collections are not wunderkammer.
Abstract
In scientific museums, especially in natural history, rather often in ethnographic museums world in particular of popular culture, nowadays we are in presence of two exhibition forms which I consider having an important influence on its very nature and on the role that these institutions have to play in society: the first of these exhibition forms places the object at the core of the exposure and invigorates the relationship between collections and the public, the second one is independent of the collections (prescinds from the collections) and produces playeducational exhibitions. These two exhibition forms represent just the more apparent aspect of two deeply different nature conceptions, social significance, scientific role and museum educational function, and are closely linked to acceptance or denial of the idea that the collection is the museum constituent part. The first is the idea which we could define traditional, while the second one is a concept recently developed and is considered “progressive” by its supporters. Just to anticipate my thought, this latter museum form is only functional to popular masses education with low educational level.
Keywords
exhibition, scientific collection, education.
p. 11 / Ottobre 2017 - N. 17
Riassunto
Una rara collezione di cere anatomiche di fine ‘700 dedicate all’ostetricia e al corpo femminile è conservata presso il Museo anatomico “G. Tumiati” dell’Università di Ferrara. I modelli, nati dalla collaborazione fra Giovanni Tumiati, professore di anatomia e ostetricia presso l’Università di Ferrara, e Giuseppe Chiappi, ceroplasta marchigiano, risalgono all’ultimo decennio del XVIII secolo. Sono modelli di utilità pratica, eccezionalmente veritieri e precisi in ogni dettaglio. Il loro scopo era quello di insegnare l’ostetricia e “l’arte del parto” a chirurghi e levatrici. Grazie alla collaborazione nata fra il Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Ferrara e il DICAAR dell’Università di Cagliari è stato avviato il restauro degli antichi manufatti. Le cere ferraresi, irripetibili opere d’arte e scienza, oltre a svolgere ancora oggi l’originaria funzione di diffusione della conoscenza scientifica, possono anche essere protagoniste in contesti più ampi, interdisciplinari e di esposizione al pubblico.
Parole chiave
ceroplastica, museo anatomico, restauro manufatti in cera, Giovanni Tumiati.
The wax anatomical models of the University of Ferrara. History and restoration of a late 18th-century collection.
Abstract
A rare collection of wax anatomical models dating back to the late 18th-century and devoted to Obstetrics and to woman’s body is housed at the University of Ferrara Anatomical Museum “G. Tumiati”. The models, resulted from a tight collaboration between Giovanni Tumiati, Professor of Anatomy and Obstetrics at the University of Ferrara, and Giuseppe Chiappi, a wax modeler from central Italy, date back to the last decade of 18th-century. The models are extremely realistic and accurate in the careful rendering of any anatomical detail. Their main purpose was didactic and scientific as well: teaching Obstetrics and the “art of delivery” to surgeons and midwives. As part of a joint initiative between the University of Ferrara Museum System and the University of Cagliari DICAAR, the restoration of the ancient artifacts has been undertaken. Nowadays the waxes of Ferrara, unique masterpieces of art and science, can certainly regain the original role of valuable specialized tools to promote scientific knowledge, but also hold a key role in wider interdisciplinary and public-exhibition contexts.
Keywords
ceroplastic, anatomical museum, wax restoration, Giovanni Tumiati.
p. 17 / Ottobre 2017 - N. 17
Riassunto
Una ricerca storico-catalografica effettuata su alcuni reperti di mastodonti americani conservati al Museo di Paleontologia di Firenze ha permesso di ricostruire una storia locale legata a una località del Kentucky scoperta nel 1739. Dal Kentucky i fossili giungono a Parigi, poi a Londra e Firenze. Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti, si appassiona a questi resti, li raccoglie ed espone alla Casa Bianca. Buffon e Cuvier li studiano e raffigurano. Nell’Inventario del Reale Gabinetto di Fisica e Storia Naturale di Firenze del 1793 è stato individuato un primo reperto. Gli altri pezzi furono mandati nel 1829 da William Cooper a Ottaviano Targioni Tozzetti. Storia sociale e storia della Paleontologia si intrecciano producendo memorie da veicolare con passione al pubblico.
Parole chiave
mastodonte americano, Big Bone Lick, Jefferson, Buffon, Targioni Tozzetti.
Fossil evidences from Kentucky to the Grand Duchy of Tuscany.
Abstract
A historical and catalographic research done on some American mastodons preserved at the Museum of Palaeontology of Florence has allowed the reconstruction of a local story related to a site in Kentucky, discovered in 1739. From Kentucky the fossils arrived in Paris, then in London and Florence. Thomas Jefferson, third president of the United States, was passionate about these remains, collected and exposed them into the White House. Buffon and Cuvier studied them. In the Inventory of 1793 of the Royal Cabinet of Physics and Natural History of Florence a molar has been identified. The other pieces were sent by William Cooper to Ottaviano Targioni Tozzetti in 1829. Social History and the History of Palaeontology link together, producing memories to be conveyed with passion to the public.
Keywords
american mastodon, Big Bone Lick, Jefferson, Buffon, Targioni Tozzetti.
p. 21 / Ottobre 2017 - N. 17
Riassunto
Nella primavera 2015 le collezioni del Museo di Antropologia sono state trasferite in un’unica sede - Palazzo Cavalli - dopo molti decenni di alterne vicende. Lo spostamento diviene un tassello fondamentale per il progetto del Museo di Storia Naturale dell’Università di Padova che, proprio a Palazzo Cavalli, riunirà in un unico percorso espositivo quattro musei (antropologia, geologia e paleontologia, mineralogia e zoologia). Nei nuovi spazi si intende arrivare alla rapida conclusione di un progetto iniziato una decina di anni fa e continuato nel tempo grazie a varie collaborazioni: la catalogazione completa della collezione osteologica “Tedeschi”. Essa fu raccolta per la maggior parte dal prof. Enrico Tedeschi a inizio ‘900. Alcuni reperti sono attribuiti ad epoca preistorica e pre-romana, ma la maggior parte – di provenienza italiana – risale alla fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Notizie di questo materiale si ritrovano in un Registro craniologico iniziato da Tedeschi, un prezioso catalogo osteologico generale in cui lo stesso studioso annotò l’età, il sesso e le cause di morte di numerosi soggetti. Sono poche le collezioni di cui si possiedono tali dati: esse costituiscono una insostituibile fonte di notizie e di materiale di indagine per una corretta ricostruzione biologica delle popolazioni del passato. Con il supporto di moderne tecniche di indagine (radiologiche, microstrutturali, biomolecolari, ecc.) si possono studiare, in particolare, le relazioni tra età anagrafica ed età biologica, la determinazione del dimorfismo sessuale, la determinazione della statura in vita a partire da materiale scheletrico, i ritmi di accrescimento, gli eventuali stress nutrizionali o le patologie sofferte in vita da un individuo.
Parole chiave
collezione osteologica, antropologia fisica e forense, paleopatologia, analisi avanzate
The Tedeschi’s osteological collection at the Padua University Museum of Anthropology: an heritage available to researchers.
Abstract
In spring of 2015 the collections of the Museum of Anthropology have been transferred in a single location - Palazzo Cavalli - after many decades of alternate events. Relocation becomes a fundamental step for the project of the Padua University Museum of Natural History that will bring together, just at Palazzo Cavalli, four museums in a single exhibition (anthropology, geology and paleontology, mineralogy and zoology). Into the new spaces, it is intended to reach to a rapid conclusion of a project started one decade ago and continued through time thanks to various collaborations: the complete cataloging of the Tedeschi’s osteological collection. It was collected for the most part by prof. Enrico Tedeschi in early ‘900s. Some finds are attributed to a prehistoric and pre-Roman age, but most - of Italian origin - dates from the late 19th and early 20th century. News of this material can be found in the “Registro craniologico” (craniological historical log) started by Tedeschi, a precious osteological general catalog in which the he noted age, sex and cause of death of many individuals. Few collections have such kind of data: they are an irreplaceable source of news and material of survey for proper biological reconstruction of the ancient populations. With the support of modern techniques of investigation (radiological, microstructural, biomolecular, etc.) it can be studied, in particular, the relationship between chronological age and biological age, determination of the sexual dimorphism, determination of the stature starting from the material skeletal, the growth pace, possible nutritional stresses or pathologies suffered by individuals during life.
Keywords
osteological collection, physical anthropology and forensic, paleopathology, advance analysis.
p. 26 / Ottobre 2017 - N. 17
Riassunto
L’acquisizione di un esemplare di elefante asiatico (Elephas maximus) da parte del Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Pavia è stata ricostruita tramite documenti d’archivio. La storia di questo animale inizia nel 1772, quando Jean-Baptiste Chevalier, ultimo governatore francese di Chandannagar, decise di offrire al re Luigi XV un elefante per la Ménagerie di Versailles. L’elefante rimase a Versailles per nove anni, fino alla sua morte, quando il corpo fu portato al Jardin du Roi a Parigi e sezionato da Jean-Claude Mertrud e Daubenton le Jeune. Nel 1804 la pelle di elefante arrivò a Pavia per volontà di Napoleone Bonaparte che la inviò al Museo di Storia Naturale insieme ad altri reperti zoologici. Per far fronte all’urgente bisogno di un restauro dell’elefante, nel 2014 il museo ha deciso di avviare un progetto di crowdfunding con l’aiuto della piattaforma Universitiamo (www.universitiamo.eu) di proprietà dell’Università di Pavia. È stata inoltre organizzata una mostra presso il Palazzo Centrale dell’Università dal 30 aprile al 31 ottobre 2015. L’iniziativa ha registrato un grande riscontro di pubblico, con oltre 10.000 visitatori. I fondi della Regione Lombardia hanno infine permesso un restauro completo dell’esemplare.
Parole chiave
Elephas maximus, Napoleone Bonaparte, Pavia, crowdfunding, Universitiamo.
The elephant of Napoleon: from historical reconstruction to public display.
Abstract
The elephant of Napoleon: from historical reconstruction to public display. The acquisition of a specimen of Asian elephant (Elephas maximus) by the Museum of Natural History of the University of Pavia was traced from archive documents. The history of this animal starts in 1772 when Jean-Baptiste Chevalier, last French governor of Chandannagar, decided to offer to the King Louis XV an elephant for the Menagerie of Versailles. The elephant remained in Versailles for nine years, until his death, when the body was taken to the Jardin du Roi in Paris and dissected by Jean-Claude Mertrud, and Edme-Louis Daubenton. In 1804, the elephant skin arrived in Pavia by the will of Napoleon Bonaparte, who sent it to the Museum of Natural History along with other zoological specimens. In 2014 the specimen was in urgent need of restoration so the Museum decided to start a crowdfunding project with the help of the Universitiamo platform (www.universitiamo.eu) owned by the University of Pavia. An exhibition was held at the Central University Palace and took place from 30th April to 31st October 2015. The initiative had a great response from the public with over 10.000 visitors. Finally funds from the Regione Lombardia allowed a complete restoration of the specimen.
Keywords
Elephas maximus, Napoleone Bonaparte, Pavia, crowdfunding, Universitiamo.
p. 30 / Ottobre 2017 - N. 17
Riassunto
Il contributo prende in esame il caso del Museo di storia naturale dell’Università di Padova, istituito nel 1733 grazie alla donazione delle raccolte di Antonio Vallisneri sr da parte del figlio Antonio Vallisneri jr. Integrati con le fonti manoscritte e a stampa, i cataloghi storici delle collezioni, compilati negli anni Trenta dell’Ottocento e oggi conservati in diverse istituzioni dell’Università di Padova, forniscono un importante contributo allo studio del Museo vallisneriano.
Parole chiave
Antonio Vallisneri sr e jr, Università di Padova, museo, cataloghi storici.
History of an Eighteenth-Century Collection. The Vallisneris’ Museum of the University of Padua through its Historical Catalogs.
Abstract
The essay focuses on the case of the Natural History Museum of the University of Padua, founded in 1733 thanks to the donation of the collections of Antonio Vallisneri Sr. by his son Antonio Vallisneri Jr. Along with manuscripts and printed sources, the historical catalogs of collections compiled in the 1830s, now preserved in different institutions of the University of Padua, contribute to the study of the Vallisneris’ Museum.
Keywords
Antonio Vallisneri Sr. and Jr., University of Padua, museum, historical catalogs.
p. 34 / Ottobre 2017 - N. 17
Riassunto
Il Museo della Fondazione Scienza e Tecnica di Firenze ospita la collezione di invertebrati marini in vetro, opera di Leopold Blaschka (1822-1895) e del figlio Rudolf (1857-1939), singolare esempio del rapporto tra Arte e Scienza. La collezione, acquistata nell'ultimo ventennio dell’Ottocento da Pietro Marchi, preside dell’allora Istituto Tecnico di Firenze, rappresenta un corpus di grande interesse: giunta a noi quasi intatta per consistenza (mancano solamente sette esemplari dei 118 originari), fu assemblata acquistando dai cataloghi di vendita una precisa selezione di modelli, con l’intento di fornire un quadro sistematico delle principali specie di invertebrati degli ambienti marini europei. Tutti gli esemplari sono stati oggetto di un accurato intervento di restauro. Inserita in un progetto generale che prevede l’apertura al pubblico della Sezione di Storia Naturale del Museo, la collezione è in attesa di essere valorizzata tramite un adeguato allestimento espositivo che ne evidenzi la valenza scientifica e la qualità tecnica e artistica.
Parole chiave
Blaschka, invertebrati marini, Fondazione Scienza e Tecnica, Istituto Tecnico di Firenze, restauro.
The Blaschka Collection of the Fondazione Scienza e Tecnica of Florence.
Abstract
The Fondazione Scienza e Tecnica Museum in Florence houses a collection of marine invertebrate glass models, which are the work of Leopold Blaschka (1822-1895) and of his son Rudolf (1857-1939). This is a peculiar example of interplay between art and science. The models, which were acquired in the last two decades of the nineteenth century by Pietro Marchi - principal of what was then the “Istituto Tecnico” of Florence - now constitute a most valuable corpus, that has reached the present time almost intact (only seven items out of the original 118 are missing). Among all the objects that were then available on the market, only a limited set was purchased, with the aim of drawing a systematic picture of the main species of invertebrates that can be found in European sea environments. All items have undergone accurate conservation work. In the general effort of making the Science Section of the Museum open to the public, the Blaschka collection is now awaiting to be displayed with a relevance conforming to its scientific and artistic value.
Keywords
Blaschka, marine invertebrates, Fondazione Scienza e Tecnica, Istituto Tecnico di Firenze, conservation.
p. 39 / Ottobre 2017 - N. 17